CASO-AMALFITANO, IL COSMAR CHIEDE L’INTERVENTO DELLA FARNESINA

131

Va tenuta alta l’attenzione mediatica sul destino del marittimo ischitano Paolo Amalfitano, primo ufficiale di coperta della nave della Grimaldi “Grande Nigeria”, agli arresti in Senegal da oltre due mesi dopo che sull’imbarcazione è stato rinvenuto un carico di ben 750 chilogrammi di cocaina. Dopo che la vicenda è stata sollevata dalla stampa locale, in una nota sono intervenuti i familiari che hanno chiesto di mantenere la riservatezza e far calare l’oblio su questa storia, sottolineando comunque come Paolo stia bene ed i contatti con il proprio congiunto siano frequenti. Successivamente, però, c’è stato un primo comunicato del COSMAR, il comitato a salvaguardia della dignità dei marittimi, che riassumeva i fatti e contestava l’arresto operato ai danni del nostro concittadino e del comandante Biagio Pasquale Mattera, originario di Monte di Procida.

Adesso però il comitato esce ufficialmente allo scoperto attraverso una lettera che è stata indirizzata dal presidente Giorgio Biandina al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Nel testo Biandina scrive quanto segue: “Onorevole Ministro, il 4 luglio 2019 le Dogane del Porto di Dakar hanno sequestrato la M/n Grande Nigeria, ivi ormeggiata per operazioni di sbarco del carico proveniente da un porto del Brasile (caricatore Renault du Brasil), dopo aver rinvenuto a bordo occultati nel bagagliaio di quindici vetture Renault nuove, un totale di oltre 798 Kg di cocaina; le autovetture caricate erano destinate a Congo ed Angola. Contestualmente, le Dogane hanno incarcerato il comandante della nave Biagio Pasquale Mattera ed il 1° Ufficiale di coperta Paolo Amalfitano. L’aspetto aberrante è che, in maniera del tutto esplicita, i nostri marittimi sono stati arrestati sulla base di una presunta responsabilità oggettiva, ossia per il solo fatto di essere comandante e primo ufficiale di coperta della nave, senza alcuna evidenza del loro coinvolgimento nel fatto. Crediamo ve ne sarebbe a sufficienza per chiedere l’intervento degli Organismi deputati alla tutela dei basilari diritti umani. Signor Ministro, i nostri connazionali dopo due mesi si trovano ancora in prigione, se tale la possiamo chiamare, a Dakar. I nostri connazionali in questi due mesi sono molto deperiti perdendo anche peso corporeo, il comandante Mattera ha più volte manifestato malessere e svenimenti. Lo scrivente La invita a convocare l’ambasciatore del Senegal al fine spieghi la motivazione di questa palese ingiustizia  che oltre a penalizzare fisicamente e moralmente i nostri connazionali, pone la nostra nazione in una posizione subalterna al Senegal umiliando tutti i cittadini italiani. E’ del tutto evidente che i due lavoratori marittimi siano, ne più ne meno, ostaggi. Con ossequio”.