COLLEZIONO’ SETTE REATI IN UNA NOTTE, ACCOLTO IL PATTEGGIAMENTO

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Un nuovo “jolly” della difesa, e anche stavolta Francesco Pignanelli riesce a strappare un verdetto più che soddisfacente, viste le difficili premesse. Il 45enne è stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione grazie al patteggiamento proposto dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Michelangelo Morgera, e accolto dal giudice per le indagini preliminari. L’esito è tanto più favorevole ove si pensi alla notte di follia che dette origine a un elenco di accuse lungo come un lenzuolo contro il Pignanelli, già ben noto alle forze dell’ordine da anni per tutta una serie di precedenti penali, alcuni anche di rilevante allarme sociale.
I fatti risalgono alla notte tra il 6 e il 7 aprile scorso,quando il pregiudicato rubò una vettura a Lacco Ameno e si recò presso il noto locale Copacabana di Forio. Qui, oltre ad assumere alcolici, importunò il gestore e alcuni clienti, cercando la lite, per poi rimettersi al volante dell’auto rubata e tentando di investire gli avventori seduti ai tavoli sotto la veranda del bar. Fortunatamente la vettura si fermò impattando contro le ringhiere di protezione del locale. I Carabinieri accorsi nel frattempo lo arrestarono e lo portarono a Ischia presso la camera di sicurezza della stazione locale, ma la notte brava del Pignanelli continuò con un tentativo di evasione: inseguito fino a Piazza degli Eroi, fu riportato in cella. Una collezione di reati decisamente da guinness per l’isolano.
Vista la notevole mole di precedenti, ma soprattutto la lunga sfilza di capi d’accusa dopo la serie di “imprese” di quella notte, l’avvocato Michelangelo Morgera optò per l’applicazione della pena su richiesta, vale a dire per il “patteggiamento” previsto dall’articolo 444 del codice di procedura penale. Diversamente, il suo assistito avrebbe rischiato di vedersi appioppare un bel po’ di anni di reclusione. Il pubblico ministero, nell’udienza dell’8 giugno, ha prestato il proprio consenso alla richiesta, cosicché il giudice ha pronunciato la sentenza riconoscendo che nel caso in esame ricorrevano gli estremi per l’applicazione della pena indicata dall’imputato. In particolare, il magistrato ha ritenuto impossibile pervenire a una formula di proscioglimento più favorevole, visti gli elementi a carico raccolti dall’accusa, e parallelamente ha applicato le circostanze attenuanti generiche tenuto conto del corretto comportamento processuale e della circostanza che l’imputato (ritenuto probabilmente alcolista cronico) ha agito sotto l’effetto di sostanze obnubilanti. Inoltre, come la stessa difesa aveva proposto, il Gip ha applicato il regime della continuazione tra i reati (detto in modo improprio, si tratta di considerare una serie di reati come momenti di un unico reato, allo scopo di evitare il cumulo delle pene previste per ciascuno di essi). Ecco dunque l’applicazione della pena, ritenuta congrua, di solo un anno e otto mesi di reclusione, oltre a mille euro di multa. Un risultato decisamente positivo dal punto di vista dell’imputato.