DEMOLIZIONI MANCATE: IN CAMPANIA SOLO IL 3% DEGLI ABUSI E’ STATO DEMOLITO

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I dati che emergono dal dossier curato da Legambiente sul cemento selvaggio e dal titolo decisamente indicativo: “Abbatti l’abuso, i numeri delle (mancate) demolizioni”, lasciano ben poco spazio a interpretazioni. Una ricerca analitica e minuziosa che non a caso è stata condotta su scala nazionale ma è evidente che noi soffermeremo la nostra attenzione esclusivamente sul territorio campano, per rendere l’idea della portata del fenomeno. Una premessa, crediamo doverosa e nel contempo significativa: la Campania è maglia nera, e forse su questo c’erano pochi dubbi. Così come il commento dell’associazione ambientalista su quello che accade dalle nostre parti, che per ovvi motivi non poteva che essere inclemente: «In Campania – scrive Legambiente – l’ intreccio tra illegalità e politica è un impasto di cemento. Licenze edilizie fantasma, ordinanze di demolizioni non eseguite, richieste di sanatorie mai vagliate. Betoniere che lavorano sette giorni su sette. Case abusive tollerate e mai abbattute. Ancora di più se su quella casa pende da decenni un ordine di demolizione perché costruita abusivamente, magari in una zona di pregio, in un’area protetta o lungo la costa. Nel nostro paese gli abbattimenti sono un obbligo previsto dalla legge, ma a quanto pare nella realtà sono poco più di una facoltà per i comuni».

Quando si scende nell’analisi dei dati nostrani, ci si rende conto di quanto in effetti la nostra isola rispecchi sulla carta quanto accade al di là del mare. In Campania sono complessivamente 16.596 le ordinanze di demolizione ma allo stato dell’arte sono stati abbattuti soltanto 496 immobili abusivi, dunque all’incirca il 3 per cento. Una percentuale risibile e a dir poco imbarazzante anche perché in alcuni casi si parla di provvedimenti pendenti anche da oltre dieci anni. Non scatta nemmeno l’acquisizione al patrimonio pubblico, rimarca l’associazione ambientalista, col risultato che case e quant’altro restano nella disponibilità di chi avrebbe invece dovuto demolirle. Nel condurre la propria inchiesta Legambiente si è basata sui dati forniti dai Comuni campani e nel dossier si lamenta anche la scarsa collaborazione degli enti locali: si evidenzia come soltanto 76 municipi su 474 abbiano messo a disposizione le informazioni richieste e questo sarebbe dovuto a uno scarso censimento del fenomeno se non addirittura a una sorta di “omertà” consistente nel diniego di fornire quelli che evidentemente sono ritenuti “dati sensibili”. Un dato importante arriva anche dalle domande di sanatoria, sulle quali quantomeno hanno risposto 132 Comuni. Ne emerge che a seguito dei tre condoni (leggi 47/1985, 724/1994 e 269/2003) sono state censite ben 362.646 richieste di sanatoria: il primato spetta alla provincia di Napoli dove se ne contano 259.170, Salerno che è seconda segue a distanza siderale (71.906 richieste). Numeri spaventosi, ma che in fondo non meravigliano più di tanto: non è un caso, infatti, che secondo un rapporto dell’Istat citato nel dossier di Legambiente nel 2015 l’abusivismo edilizio riguardasse addirittura il 47.3 per cento del patrimonio immobiliare al Sud contro il 18.8 per cento del Centro e addirittura il 6.7 al Nord. Attenzione però a non farsi ingannare troppo da queste percentuali, diciamo ai nostri lettori: guai voler difendere il cemento selvaggio ma è chiaro che vincoli, inedificabilità assoluta e zone sottoposte a vincolo paesaggistico sono decisamente superiori nel Mezzogiorno d’Italia e finiscono col creare questo palese scompenso.
Una cosa è certa, non si può negare che le forze dell’ordine abbiano fatto di tutto per contrastare il fenomeno. Non è un caso che negli ultimi tre anni si siano accertate 2.352 infrazioni e denunciate 2.567 persone. E se per le infrazioni accertate (775) il primato spetta alla provincia di Avellino, Napoli si prende ancora una volta il gradino più alto del podio per il numero di persone deferite all’autorità giudiziaria (921). Ci sono poi anche gli intrecci con la malavita organizzata, che nulla hanno a che vedere con la nostra isola e questo ci piace sottolinearlo ad alta voce. Secondo Legambiente quella che viene definita “Cemento spa” ha portato alla realizzazione di 60mila case abusive per un totale di nove milioni di metri quadrati di superficie cementificata.