Demolizioni pubbliche:Tar nega sospensiva , concluso in tempi record l’abbattimento di Raffaella Iaccarino,

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Chiuso il “blocco 5”.Nella fretta, non sono mancati gli azzardi con una cassetta elettrica ancora in corrente centrata in pieno dalla ruspa che ha lasciato per ore al buio l’isolato richiedendo l’intervento degli operai Enel per il necessario ripristino e la messa in sicurezza e che solo per un miracolo non ha fatto registrare la tragedia. L’obbiettivo sarebbe quello di rimettere in ordine le macerie del Majo entro martedì nelle ipotesi di eventuali visite istituzionali previste a Casamicciola in occasione del 26 novembre a due anni dalla tragica alluvione che fece 12 vittime proprio nella zona. L’ipotesi è la possibile presenza del ministro Musumeci. Raffaella Iaccarino: «Mi sento violentata!». Sua Madre Elia Senese a Commissario e istituzioni: «La casa non andava abbattuta, non si sono comportati bene! »

Si è conclusa in tempi record la demolizione della casa di Raffaella Iaccarino al “Blocco 5“ del piano delle “demolizioni pubbliche” del Commissario Giovanni Legnini. L’abbattimento dell’immobile si è praticamente chiuso oggi, venerdì 22 novembre. La ruspa della Epsilon Costruzioni, vincitrice dell’appalto finanziato con fondi per la ricostruzione, ha lavorato alacremente, notte e giorno,  in via Spezieria a Casamicciola Terme, nonostante la pioggia ed il vento per concludere l’opera di abbattimento del Majo a sole 48 ore dalla decisione del Tar Campania, che aveva negato la sospensiva, alla demolizione dell’immobile di via Spezieria. Nella fretta, non sono mancati gli azzardi con una cassetta elettrica ancora in corrente(nessuno aveva segnalato ufficialmente il cantiere) centrata in pieno dalla ruspa che ha lasciato per ore al buio l’isolato richiedendo l’intervento degli operai Enel per il necessario ripristino e la messa in sicurezza e che solo per un miracolo non ha fatto registrare la tragedia. L’obbiettivo sarebbe quello di rimettere in ordine le macerie entro martedì nelle ipotesi di eventuali visite istituzionali previste in occasione del 26 novembre a due anni dalla tragica alluvione che fece 12 vittime proprio nella zona. L’ipotesi è la possibile presenza del ministro Musumeci. Il caso di Raffella Iaccarino è destinato comunque a far discutere. Una vicenda emblematica e controversa assurta agli onori della cronaca tra scontri familiari e politica finita poi nelle aule di tribunale non mancato di riservare colpi di scena: una prima sospensiva accolta agli inizi di questo novembre in favore di Raffella, poi una seconda che accordava al comune di procedere all’abbattimento delle case vicine inserite nello stesso “blocco 5” ed infine l’ultima sentenza con cui è stata definitivamente respinta l’istanza di sospensiva presentata da Raffaella Iaccarino, sfollata del sisma, che chiedeva di annullare l’efficacia di un’ordinanza sindacale e dei provvedimenti della struttura commissariale .La V Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha infatti respinto le richieste della ricorrente che chiedeva l’annullamento dell’ordinanza sindacale firmata dal sindaco Giosi Ferrandino lo scorso 8 ottobre con la quale veniva sancito l’abbattimento dell’abitazione della Iaccarino perché ritenuta pericolosa per la pubblica e privata incolumità.La Iaccarino aveva tentato di dimostrare con perizie tecniche e geologiche lo stato di sicurezza ed il mancato pregiudizio per la pubblica incolumità con la ferma volontà di restare a vivere la Majo, ma questione non è bastato. Con una istanza di condono pendente, in attesa di definizione che di fatto dopo la demolizione ne pregiudicherebbe ogni diritto al risarcimento post sisma e soprattutto alla ricostruzione in loco per quanto stabilito dal Piano della Ricostruzione (PdRi) e dal PAI dell’autorità di bacino in ordine ai rischi idrogeologici il timore di perdere ogni diritto l’ha spinta a ricorrere al TAR.Nell’ordinanza, i giudici del TAR però, rilevano che acquisita la difesa dell’avvocatura di Stato a supporto del commissario Legnini “non sussiste il danno grave e irreparabile” e sottolineano che “la realizzazione degli interventi di demolizione pubblica non pregiudica in alcun modo i diritti e gli interessi legittimi dei soggetti titolari degli immobili demoliti, sia con riguardo al diritto al conseguimento del contributo per la ricostruzione o per la delocalizzazione, che della definizione delle eventuali domande di condono edilizio pendenti”. Le demolizioni pubbliche nella zona alta di Casamicciola Terme (gravemente danneggiata dal sisma del 21 agosto 2017) volute dal Comune di Casamicciola Terme e dalla struttura commissariale alla Ricostruzione guidata da Giovanni Legnini, proseguono nonostante i malumori e le molte contestazioni conseguenti specie di chi come Raffaella vorrebbe tornare a vivere nel proprio borgo e con il caso Iaccarino trovano uno spartiacque.La stessa Raffaella che ha seguito con lucida consapevolezza l’evolversi della vicenda ha così commentato: «Avrei voluto creare qui il mio futuro, con la mia famiglia, mio marito ed i miei figli per conservare le mie radici, la casa che mio padre e mia madre mi aveva lasciato dopo anni di sacrifici e duro lavoro. Oggi mi sento violentata e sradicata dalle mie origini, dal luogo dove sono nata e cresciuta e dove non tornerò più anche sei giudici hanno detto che sono tutelata, di fatto non è cosi… non credevo che mi avrebbe fatto cosi male andare via. Ho provato a portare avanti una battaglia di giustizia e di rispetto per mio padre e mia madre credo che con oggi abbiano perso tutti, ritengo che la lotta per preservare questi luoghi, questo paese e la sua storia siano scrostanti. Dispiace anche per mia madre che alla sua età, ad 84 anni ha dovuto affrontare anche questo». Ma mamma Elia Senese si mostra coriacea e determinata: «Avevamo comprato questa casa, non ero ancora sposata, era tra i ruderi del terremoto del 1883, in una zona dove si trovavano chiese e luoghi sacri ed appartenuta a tre fratelli sacerdoti anche loro della famiglia Senese, era un luogo in cui abbiamo investito e lavorato tanto– ci spiega determinata e lucida ripercorrendo i ricordi, le tappe di una vita difficile- ho sostenuto mia figlia Raffaella in questa battaglia, sono orgogliosa di come ha combattuto per la casa che avevamo voluto lasciare a lei ed ai suoi fratelli. E andata così, ma noi ci siamo battuti per tenere in piedi la casa ed il Majo invece l’hanno demolita. Sto male, molto male per questo, rifarei ogni battaglia ma…– Elia che oggi mentre l’abbattimento era in corso ha comprensibilmente sentito nell’animo, nel corpo ogni colpo di ruspa, a chi, alle istituzioni, al Commissario che non hanno ascoltato gli appelli a conservare questo bene dice – non si sono comportati bene perché la casa non doveva essere demolita ».