“DEPURATORI? A ISCHIA NON SERVONO”: LA RELAZIONE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II

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Ciò che il quotidiano Il Golfo, già in tempi non sospetti aveva lanciato, e che era stata ritenuta una provocazione, ora riceve anche l’autorevole parere di esperti che spiegano in maniera chiara come il problema-depurazione può essere risolto anche in maniera diversa. Meno invasiva, senza costi che andrebbero a ricadere sui cittadini contribuenti (in termini di bollette Evi) e senza mettere su tre mega impianti che tra i tanti pro certo avrebbero pure più di qualche contro. Lo si evince da una relazione dell’Università Federico II di Napoli firmata dai professori Francesco Aliberti ed Enrico Gargiulo ed avente ad oggetto “Acque reflue nei Comuni dell’isola d’Ischia: proposte operative per la rapida soluzione delle problematiche relative all’impatto ambientale degli scarichi urbani e termali”.

Il documento è stato trasmesso ai sindaci dei sei Comuni dell’isola e per una volta, per rendere l’idea di quello che vuole rappresentare, è il caso di partire dalla fine. Aliberti e Gargiulo, nel tirare le somme, scrivono infatti che “a nostro avviso, quanto sopra riportato e con forza segnalato nelle varie riunioni tenutesi sul tema in Regione Campania, è una priorità non prontamente e operativamente accolta: perciò riteniamo utile che sia sollecitato il Ministero dell’Ambiente, competente in materia, ad una riunione per la revisione della finalità dell’operato del commissario straordinario per la depurazione. In pratica, passando da ‘interventi per la depurazione dei reflui dell’isola’ a ‘Gestione integrata dei trattamenti dei reflui urbani e termali di Ischia’, dando priorità ad opere come la separazione del collettamento acque pluviali-termali e reflui, e le condotte sottomarine che permettono nell’immediato la mitigazione del rischio”.

I due professori insistono nel rimarcare i vantaggi dello smaltimento attraverso le condotte sottomarine e scrivono tra l’altro che “per mitigare ulteriormente l’impatto antropico le tecniche di smaltimento in mare, da diversi decenni, si sono evolute nelle condotte sottomarine già in uso consolidato nel mondo. Questa tecnica si è rivelata fruttuosa allorquando le condotte sono ben progettate e ancorate a regola d’arte ai fondali marini. Infatti il rilascio di liquami, prettamente urbani, portati a distanza dalla costa ed  al di sotto del termoclino comporta la loro rapida diluizione negli stati profondi, nei quali l’auto depurazione naturale continua ad agire con benefici effetti sulla flora e fauna marina in aree che non interferiscono con la fruibilità dell’ambiente marino incrementando la numerosità e la diversità delle biocenosi, e quindi anche la pescosità, con la conseguente salvaguardia della fascia marina costiera e completando così la filiera della depurazione. Proprio per Ischia tale circostanza può essere considerata favorevole vista la batimetria dei litorali dell’isola e il conseguente volume di diluizione cui saranno sottoposti gli scarichi”. Sempre gli esperti dell’Università Federico II osservano ancora che la tecnologia di smaltimento attraverso condotte prevede tempi di costruzione di gran lunga più brevi di quelli richiesti per un impianto di trattamento e che la gestione di una condotta è di gran lunga semplificata rispetto a quella richiesta da un impianto di depurazione”.

Sulle “controindicazioni” che presentano i depuratori i professori Aliberti e Gargiulo scrivono infatti: “Di contro gli impianti di depurazione, pur essendo indispensabili per la mitigazione degli impatti dei reflui urbani e soprattutto per quelli industriali, presentano rispetto alle condotte sottomarine: tempi lunghi per la realizzazione; costi notevoli; gestione assidua, complessa e onerosa; produzione di fanghi residui, in notevole quantità, da smaltire separatamente; impatto notevole in termini di Co2 prodotta, nelle varie fasi di realizzazione e gestione routinaria”. Insomma, ci sono una serie di controindicazioni di cui ci siamo già occupati in passato, e che soprattutto andrebbero inevitabilmente a influire (e ovviamente in termini negativi) sulle tasche dei cittadini isolani. Poi viene anche specificato che “nella realtà dell’isola d’Ischia la problematica relativa alla depurazione è resa più complessa dalla mescolanza dei reflui urbani con gli scarichi termali, preziosa risorsa locale, che, se non condottati separatamente, rendono inefficienti gli impianti di depurazione. La separazione delle acque reflue da quelle termali è in programma, ma attuabile in tempi non certo brevi come richiesto per la salvaguardia dell’ambiente marino, corpo recettore obbligato per i reflui isolani”.

Ma allora quale sarebbe il progetto ideale per Ischia? C’è una risposta anche a questo, i professori della Federico II sostengono che comprende quanto segue: “Condotte separate per scarichi termali e fecali: i primi direttamente da smaltire con condotte dedicate, i secondi da sottoporre a trattamento preliminare; impianti di trattamento, riattando quelli esistenti e, alla bisogna, costruendone di nuovi; condotte sottomarine per lo smaltimento dei reflui urbani depurati”.