Frana di Ischia. Luongo sulla richiesta di archiviazione: «Forse scelta dei magistrati condizionata dalla mancanza di elementi ineccepibili. Ma per la comunità vi è necessità di conoscere»

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« Quanto accaduto al Celario secondo i magistrati inquirenti va classificato come evento straordinario. In questo modo non si esplora a fondo il meccanismo del fenomeno che sarebbe utile per nuove scelte tecniche per la sicurezza del territorio» cosi si è espresso lo scienziato Giuseppe Luongo nel merito  della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Napoli per il procedimento contro ignoti per disastro e omicidio colposo avviato sulla frana di Casamicciola Terme, il disastro che con l’alluvione di Ischia, nel 2022, causò la morte di 12 persone e la catastrofe. La richiesta è stata notificata martedì 1° luglio, ai parenti delle vittime, alle persone offese e ai soggetti istituzionali tra cui il Comune, la Sigea e il Codacons, che avranno venti giorni di tempo per opporsi, dopo avere letto le motivazioni alla base della istanza della Procura.Il provvedimento era a carico di ignoti.

«Forse la scelta dei magistrati è condizionata dalla mancanza di elementi ineccepibili per individuare i responsabili della catastrofe. Ma per la comunità vi è anche la necessità di conoscere in modo approfondito evento ed errori commessi da ignoti» ha concluso Luongo coniugando le esigenze della comunità e delle persone colpite con gli esiti di studi e ricerche. 

La colata di fango che travolse Casamicciola, secondo gli inquirenti e sulla base di uno studio tecnico scientifico affidato, tra gli altri, ai centri di competenza universitari sarebbe stata l’effetto di un inevitabile “Fenomeno Naturale” al quale non sono ascrivibili altre cause, né, per gli effetti, individuare colpe e colpevoli oltre la natura.

Le parti offese a cui è pervenuto l’avviso della richiesta di archiviazione, depositata davanti al gip lo scorso 30 giugno, sono complessivamente 34; il fascicolo è nelle mani dei sostituti procuratori Stella Castaldo e Mario Canale. Subito dopo la tragedia si accesero i riflettori sull’abusivismo e sulla mancata manutenzione delle zone considerate a rischio, ma l’ufficio inquirente non ha individuato possibili responsabili.

All’alba di quel maledetto 26 novembre una enorme colata di fango si staccò dalla cima del monte Epomeo e franò a valle travolgendo numerose abitazioni nella zona del Celario di Casamicciola alta. A innescare la colata, le piogge torrenziali di quelle ore: si stima che caddero su Ischia 126 millimetri di acqua in sei ore. La valanga di detriti, qualcosa come 80mila tonnellate di fango, travolse tutto quello che trovò sul suo cammino danneggiando numerose abitazioni e arrivò fino al mare. In una delle tante stime la quantità di materiale franato è stata paragonata a quella di sette campi da calcio, sottolineando l’entità del disastro. « 40 mila metri cubi di fango. 2 campi di calcio ricoperti completamente per una altezza di circa 4 metri, sono piombati da una altezza e con pendenze improbe. Quella notte sono venuti giù 178 mm di pioggia in poco meno di tre ore con dei picchi in poco più di mezzora. Con eventi cosi estremi è difficile parlare di messa in sicurezza, si può parlare di mitigazione. Due o tre bilanci dello Stato non basterebbero per mettere in sicurezza la montagna» spiegò in una prima analisi il Capo della Protezione Civile regionale Italo Giulivo.