IL GRIDO DI DOLORE – NEMMENO LA PANDEMIA FERMA RUSPE E ABBATTIMENTI

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di Gennaro Savio

Da  un anno a questa parte la pandemia da coronavirus che sta flagellando i paesi di tutto il mondo e che in questi giorni in Italia ha fatto registrare oltre 100.000 vittime, oltre ad un’emergenza sanitaria senza precedenti, ha prodotto una spaventosa crisi economica che nei paesi dall’infame sistema capitalistico dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, delle divisioni in classe della società e dei diritti negati ai più come il nostro, non poteva che colpire prevalentemente le masse popolari e la classe lavoratrice con il diffondersi di un pauroso stato di povertà dilagante per cui milioni di lavoratrici e lavoratori sono senza lavoro da oltre un anno e mezzo e in cui un’altissima percentuale di nuclei familiari non ha più la liquidità necessaria neppure per pagare le bollette e fare la spesa. E dinanzi a questo scenario a dir poco apocalittico dove per cercare di rallentare la diffusione del contagio del Covid-19 si ferma praticamente l’intero Paese con la chiusura di scuole, attività economiche, piazze e lungomari, l’unica cosa che il potere politico italiano di centro, centrodestra, centrosinistra e pentastellato che non ferma, sono le disumane ruspe di Stato con cui, persino in piena pandemia, si stanno abbattendo le case di prima necessità delle famiglie lavoratrici: da non credere! E così mentre da un lato il potere politico a tutti i livelli istituzionali ci reclude all’interno delle nostre abitazioni a causa della preoccupante accelerata che il Covid-19 sta avendo per la comparsa di alcune pericolose varianti, dall’altro lato sbatte per strada con indegna disumanità madri, padri, nonni e figli per abbattergli la casa: assurdo! E in questa fase storica di fame, paura e disperazione, il rombo dei cingolati di Stato riecheggia con disumana prepotenza anche sull’isola d’Ischia dove, così come avvenuto negli anni scorsi, sono previsti nuovi abbattimenti di case di necessità. E a piangere, come al solito, anche questa volta non saranno gli speculatori affaristi del cemento selvaggio ma i soliti “poveri cristi” e le famiglie lavoratrici a cui lo Stato per decenni non solo non ha garantito il diritto alla casa, ma non li ha neppure messi in condizione di realizzarsela nella legalità costringendoli, di fatto, a costruirsi un tetto illegalmente facendo, così, proliferare l’abusivismo edilizio, pratica che in tutto il centro sud è servita a partiti e candidati a tenere sotto scacco gli elettori a cui, per questo, era facile pretendere il voto attraverso svariati condizionamenti. La cosa che rattrista di più è che gli stessi partiti politici responsabili in Italia dell’abusivismo edilizio, negli ultimi anni non solo non hanno avuto la volontà politica di sanare l’abusivismo di necessità, ma hanno persino strumentalizzato questo dramma umano e sociale promettendo alle popolazioni della Campania, ad ogni competizione elettorale, la soluzione legislativa del problema salvo poi fregarsene letteralmente all’indomani del voto. E mentre da un lato i Comuni “piangono” miseria e mancanza di fondi per garantire ai cittadini il rispetto dei diritti costituzionali più elementari o per elargire bonus ai lavoratori stagionali e disoccupati, dall’altro lato non esitano ad indebitarsi per abbattere altre case di famiglie spesso già sull’orlo della povertà. E questo anche in piena pandemia. Il Comitato per il Diritto alla Casa di Ischia e Procida,  fondato dal compianto Domenico Savio che  nel corso della sua vita tante battaglie ha condotto in tutta Italia su questo tema di grande valenza sociale, chiede per l’ennesima volta ai rappresentanti politici a tutti i livelli istituzionali, un’immediata moratoria degli abbattimenti delle case di necessità ed il rapido avvio della definitiva soluzione di questo autentico dramma sociale che anche in piena pandemia sta distruggendo la vita di migliaia di persone. Si regolarizzi l’abusivismo delle prime case di necessità e si provveda alla demolizione dell’abusivismo affaristico e speculativo con cui in tutta Italia sono state distrutte coste e colline.