IL RICORDO: ARRIVEDERCI DON PASQUALE, E GRAZIE DI TUTTO

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DI FRANCESCO CASTALDI

Ieri sera mi sono recato alla camera ardente allestita nella chiesina “Regina delle Rose” a Forio per rendere omaggio a don Pasquale Sferratore. Accanto al feretro, oltre al gonfalone della parrocchia di San Michele Arcangelo, c’erano anche l’immancabile fisarmonica e la bicicletta che fino a poco tempo fa inforcava. Oggetti che sintetizzano le due grandi passioni del don Camillo foriano: la musica e lo sport.

Devo ammettere che mi ha fatto un certo effetto vederlo lì, immobile, lui che nella vita non è mai stato un attimo fermo. Un prete d’altri tempi: energico, appassionato, viveva il Vangelo in maniera autentica, senza i fronzoli e gli incensi che oggi vanno tanto di moda. Un pastore sempre attento al suo gregge, amorevole e al contempo sferzante.

Le sue omelie erano schiette, andavano dritte al punto: gli inutili giri di parole, dopotutto, non facevano parte della sua dialettica. Don Pasquale era uno che non le mandava a dire, e questo suo temperamento gli ha spesso attirato le antipatie di una certa parte del clero isclano e della comunità dei fedeli.

Di don Pasquale ricorderò sempre il coraggio di andare in direzione ostinata e contraria, costi quel che costi, anche se questo vuol dire rimaner soli. Essere liberi ha un prezzo altissimo, ma lui ha sempre preferito non chinare la testa e pagare l’amaro conto che di volta in volta gli veniva presentato.

Di don Pasquale ricorderò la fierezza con cui indossava la tonaca, la genuinità con cui affrontava la vita, la generosità con cui serviva gli ultimi, l’affetto e l’attenzione che riservava ai giovani e ai loro problemi. Tutte caratteristiche che presuppongono il possesso di una spiccata sensibilità, merce sempre più rara di questi tempi.

Spero davvero che qualcuno dimostri di avere il suo stesso coraggio e raccolga il gravoso testimone lasciato in eredità: mai come in questo periodo, infatti, la comunità (anche quella laica) ha bisogno di una guida, di un faro che sappia indicargli la strada da percorrere.

Intanto, nonostante la comprensibile tristezza, esorto i familiari e quanti lo hanno conosciuto ad asciugare le proprie lacrime: don Pasquale, lungi dall’esser morto, è più vivo che mai. Le sue parole e la sua voce, infatti, rimarranno scolpite per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti.

Buon viaggio don Pasquale, e grazie per tutto ciò che hai fatto.

(FOTO DI COPERTINA: MARIAGRAZIA CASTALDI)