Che in tema di concessioni balneari la confusione regni sovrana non lo scopriamo certo oggi, tra sentenze discordanti tra loro e iniziative degli enti locali certamente non omogenee su scala nazionale. Ma è chiaro che il clima che si è instaurato è all’insegna del “si salvi chi può” e forse è anche questo il motto che ha ispirato l’iniziativa di ben 38 balneari ubicati sul territorio del Comune di Ischia che hanno aperto manco a farlo apposta un nuovo fronte giudiziario. I gestori degli stabilimenti infatti hanno deciso di presentare ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e di impugnare la delibera di giunta municipale del Comune di Ischia che fissava al prossimo 31 dicembre la scadenza delle concessioni demaniali, così come fatto tra l’altro anche da atri Comuni isolani.
Il ricorso si basa su tre motivi, richiamando nel primo la «violazione del principio del legittimo affidamento anche in relazione agli investimenti effettuati dai ricorrenti nelle aree in concessione». Nel secondo motivo si fa esplicito riferimento al contenzioso sviluppatosi in applicazione di leggi nazionali ritenute in contrasto con la Bolkestein. L’ultimo motivo è fondato sulla insussistenza della scarsità della risorsa naturale, alla base anche delle ultime iniziative del governo Meloni. Richiamando stavolta le sentenze del Tar Puglia sez. Lecce, secondo le quali «la direttiva Bolkestein, si applica solo nell’ipotesi in cui la risorsa spiaggia sia scarsa, e che la valutazione sulla scarsità vada effettuata su base nazionale da parte del legislatore», alla luce di quanto contenuto nelle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Nel ricorso, per la cronaca, si invita anche il Comune di Ischia «a provvedere in autotutela alla revoca/ritiro degli atti impugnati ed a procedere con un atto avente natura ricognitiva e confermativa della validità di tutte le concessioni demaniali in proroga con scadenza alla data del 31.12.2033», anche al fine di dare certezza all’intero comparto