Nulla di fatto per il rinvio a giudizio di Ilia Batrokov, imputato per l’omicidio della compagna Marta Maria Ohryzko.L’udienza preliminare che avrebbe dovuto fare da apripista si è chiusa a favore del 41enne russo, i suoi legali hanno sollevato un’eccezione di nullità degli atti di indagine per loro mancata traduzione nella lingua dell’imputato e per la tardiva trasmissione al codifensore, l’avvocato Ciro Pilato che affianca il penalista Rocco Maria Spina.
Il penalista ha quindi evidenziato come fosse stata minata la possibilità per il suo assistito di potersi difendere in sede di indagini. La mancata traduzione degli stessi nella lingua madre dell’imputato e la loro tardiva trasmissione all’altro legale. Secondo la difesa, l’omessa traduzione ha di fatto compromesso il diritto di Batrakov a comprendere pienamente il contenuto degli atti e, di conseguenza, a esercitare in modo effettivo il proprio diritto di difesa nella fase delle indagini preliminari. Una tesi che il giudice per le indagini preliminari, Francesco Gallo, ha ritenuto meritevole di approfondimento.Per questo motivo gli atti sono stati ritrasmessi dal gip Gallo nuovamente alla Procura. Il rischio ora è che il titolo cautelare possa subire una revisione . Lo ricordiamo, il fermo era scattato nella mattina del 15 luglio scorso ed era stato emesso dalla Procura di Napoli ed eseguito dai carabinieri della compagnia di Ischia.
Le indagini, coordinate dalla IV sezione Tutela delle fasce deboli della popolazione erano state avviate dopo il ritrovamento del cadavere della 32enne in un dirupo nel territorio di Barano d’Ischia, a pochi metri dalla roulotte in cui vivevano i due. Il 40enne era stato accompagnato nel carcere di Poggioreale e il fermo era stato poi convalidato il successivo 17 luglio dal gip di Napoli con applicazione della misura cautelare in carcere.
Dalle indagini è poi emerso che la 32enne ucraina era sottoposta a maltrattamenti continui da parte del 41enne, con aggressioni ripetute e minacce di morte, anche con l’uso di un coltello; inoltre, il 41enne era arrivato a provocarle bruciature in varie parti del corpo e le impediva di curarsi presso il centro di igiene mentale. Il 13 luglio, hanno ricostruito i militari, la 32enne era caduta nel dirupo e aveva chiesto aiuto al compagno con messaggi e telefonate, ma era stata ignorata.
L’uomo, però, era consapevole di quello che era successo e, di notte, era andato nel luogo dove la donna era rimasta bloccata, l’aveva vista e non le aveva prestato soccorso, lasciandola morire da sola in una lenta agonia. Il capo di accusa si è poi aggravato con la nuova accusa di omicidio. Ovvero, il 13 luglio dello scorso anno, in località Vatoliere a Barano, l’imputato, dopo aver ripetutamente ignorato le richieste di aiuto della compagna, lasciata da sola e ferita in un dirupo nei pressi di casa in seguito a una caduta, l’avrebbe raggiunto, percossa con un pugno sull’occhio sinistro, dopo di che l’avrebbe soffocata cingendole la bocca e il naso con la mano, «così cagionandone la morte per asfissia meccanica».
Giovedi 26 giugno si sarebbe dovuto dibattere in tal senso . L’inizio del processo di primo grado, dopo lo stop causato dalla mancata traduzione, rischia adesso di spostarsi e, soprattutto, innescare ulteriori vicende sotto il profilo delle esigenze di custodia cautelare.