RECENSIONI TURISTICHE FALSE, RISCHI PRESENTI ANCHE SULL’ISOLA

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Redigere false recensioni mediante una falsa identità  è un crimine secondo la legge italiana e per questo il proprietario dell’agenzia ‘PromoSalento’, che vendeva pacchetti di recensioni false nel business dell’ospitalità in Italia, è stato condannato a 9 mesi di carcere e 8mila euro di multa. Il tribunale di Lecce con questa decisione – tra le prime del genere in Italia – ha deciso che celarsi dietro identità fasulle per pubblicare recensioni false è un grave reato. L’indagine era stata avviata nel 2015 quando un ristoratore di Trieste aveva ricevuto l’offerta di false recensioni positive su TripAdvisor in cambio di denaro. TripAdvisor ha supportato il procedimento costituendosi parte civile. E pochi giorni fa la condanna. E sull’isola di Ischia cosa succede? Nessun imprenditore del settore turistico ne parla apertamente, ma è capitato a tanti di rivolgersi ad agenzie di comunicazione per migliorare la propria reputazione su TripAdvisor, Facebook e altri siti specializzati per far sparire o mettere nell’angolo commenti ed opinioni negative e promuovere la propria struttura. “Questa pratica, diffusa ovunque ed anche a Ischia non è corretta”, ha detto Ermando Mennella, presidente ischitano di Federalberghi. “Se da un lato è positivo ascoltare i suggerimenti degli utenti attraverso le recensioni, dall’altro è necessario agire contro i falsi e/o gli anonimi che con le loro opinioni fasulle provvedono solo a distorcere il mercato”.

“Non possiamo però dimenticare – prosegue il numero uno di Federalberghi Ischia – che siamo di fronte ad un problema dalle dimensioni enormi. Bisognerebbe favorire le vere recensioni, scritte da veri clienti, che raccontano una vera esperienza, e porre uno netto stop alle recensioni anonime dei presunti clienti”. Federalbeghi in pratica promuove la pratica di siti come Booking che consente la pubblicazione di opinioni solo a chi ha prenotato attraverso il portale e boccia le recensioni tipo quelle di TripAdvisor per le quali non è necessario aver realmente usufruito dei servizi di una struttura. “Sia ben chiara una cosa”, ha aggiunto Mennella “Ognuno dev’essere libero di esprimere la propria opinione sia gli utenti che gli albergatori. Ma l’azienda che viene recensita e le persone che leggono le opinioni devono conoscere la verità. Devono sapere chi ha scritto la recensione, che deve essere una persona reale e non solo un nickname, e di sapere se l’opinione è frutto di fantasia, semmai di astio nei confronti del titolare della struttura (in caso di recensioni negative) o se si tratta di un’esperienza realmente vissuta”. “In questo modo – dice ancora – il mercato non viene falsato e chi legge le recensioni sa a cosa va incontro e non si ritrova dinanzi a sorprese solo perché il giudizio positivo era stato scritto da un amico o parente del titolare della struttura. Recensioni reali servono anche agli imprenditori che partendo dai giudizi dei clienti possono orientare le proprie preferenze di investimento”. “Però c’è da dire – incalza ancora Mennella – che in primis gli albergatori e gli imprenditori in generale non devono assecondare la cattiva pratica di commissionare recensioni false che equiparerei, in caso di opinioni negative, a ‘diffamazione a mezzo stampa’. Per questo è necessario che tutti agiscano contro le false recensioni che servono solo a distorcere il mercato, a maggiore ragione se della falsità e della menzogna se ne fa un business”.