TERME PREZIOSE, MA GLI INTROITI REGIONALI SONO BASSI

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Sono conosciute in tutto il mondo come una delle eccellenze dell’isola. Ma quante sono le strutture che hanno la concessione regionale? E quanti introiti producono? A rivelarlo il Rapporto sulle concessioni delle acque minerali e termali con dati riferiti all’anno 2016, curato dal Dipartimento del Tesoro a cura del Ministero dell’Economia e Finanze. Ischia è una vera e propria isola termale, il sito termale più importante del mondo e da questo ne deriva una notorietà senza confini. Le terme di Ischia oltre ad essere una fonte inesauribile di benefici termali, sono inserite in un contesto naturalistico unico nel suo genere. L’isola Verde ospita decine e decine di terme e fumarole. La Regione Campania nel 2014 (quando alla guida della giunta c’era come governatore Stefano Caldoro) ha autorizzato in deroga alle norme europee la prosecuzione di 108 concessioni termominerali in essere per evitare l’affidamento a gara o con evidenza pubblica. La Campania, tuttavia, è tra le poche regioni che prevede un canone legato in parte al fatturato. In ogni caso, gli introiti per i canoni delle attività termali sono stati appena di 481 mila euro.

Incredibilmente, il settore minerario di cui fanno parte le acque minerali è termali è ancora oggi regolato quasi interamente da un regio decreto del 1927, il numero 1443 del 27 luglio. Da allora a oggi le cose sono cambiate molto poco, e quasi sempre solo per le direttive europee, che hanno imposto una data di scadenza per le concessioni, la preferenza della gara per l’affidamento della concessione, un migliore utilizzo coordinato con lo Stato delle acque stesse. Nel 2001, poi, con la riforma dell’art. 117 della Costituzione le acque minerali non erano più materia concorrente tra stato e regioni ma affidate in via residuale a queste ultime. Lo stato, naturalmente, può intervenire solo per tutelare beni considerati superiori come l’ambiente, la salute, la concorrenza. Nel 2006, ad esempio, il decreto legislativo n. 152 ha cercato di ricondurre la gestione delle acque termominerali all’interno di un «Piano di tutela» più generale. Nel 2010 interviene la Consulta II conflitto tra stato e regioni sulla competenza delle acque (come di altre materie) è stato risolto dalla Corte costituzionale nel 2010 (sentenza n. 1 ), imponendo alle regioni di dare alle concessioni una durata e di non offrirle più in perpetuo. Più della metà delle acque termali italiane (il 55%) è concentrata in due Regioni: il Veneto (bacino euganeo) e Campania (Ischia soprattutto). Le concessioni autorizzate dalle varie regioni sono in totale 504 e fruttano poco e niente, appena 1.899.406 euro. Ci sono perfino 10 concessioni perpetue (senza data di scadenza) stipulate negli anni ’30. Il settore termale è diviso in due parti: da un lato c’è l’aspetto delle cure vero e proprio, che è in tutto o in parte a carico del sistema sanitario, dall’altro c’è l’aspetto del benessere con l’indotto alberghiero, di wellness e di fitness. Il fatturato totale è stimato in 1,5 miliardi di euro. 19.365.000 euro