“VENGO A ISCHIA A TAGLIARTI LA TESTA”, FERMATO DALLA POLIZIA

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COMMISSARIATOISCHIA – Una vicenda incredibile, caratterizzata da una serie di minacce rivolte ad un imprenditore ischitano dalla terraferma, e non soltanto attraverso telefonate dai contenuti inquietanti ma anche con sms inviati a più riprese sull’utenza cellulare del malcapitato. Una continua escalation che è andata avanti per un bel pezzo fino a quando uno dei messaggi giunti alla vittima della storia che ci apprestiamo a raccontarvi, ha francamente fatto scattare l’allarme rosso: “Vengo ad Ischia a tagliarti la testa”. Una frase chiara, netta, perentoria, presumibilmente scritta anche da gente che evidentemente non si sarebbe fatta problemi a passare dalla teoria alla pratica e che ha indotto il nostro concittadino a rivolgersi alle forze dell’ordine, per il timore che potesse davvero accadergli qualcosa di serio. E per la cronaca, la spedizione punitiva dalla vicina terraferma è partita sul serio, ma per fortuna l’emissario è stato fermato allo sbarco di un aliscafo.

Insomma, fatti di una gravità estrema, che saranno oggetto di un ulteriore approfondimento di indagine da parte degli agenti del commissariato di polizia di Ischia, diretti dal vicequestore Alberto Mannelli, che in ogni caso hanno già appurato che le minacce provenivano da un soggetto già conosciuto alle forze dell’ordine, dunque non certo “immacolato” e che molto probabilmente non ci avrebbe pensato su due volte a mettere in atto il suo piano. Per adesso, va detto, c’è soltanto la versione di chi si ritiene minacciato anche se non è da escludere che dall’altra parte arrivi una controquerela. Ma nel frattempo, una denuncia in stato di libertà all’autorità giudiziaria è arrivata, avendo gli inquirenti appurato che i messaggi minatori – mostrati dall’interessato alla polizia – erano stati effettivamente inviati da un’utenza ed erano tutt’altro che amichevoli. La vicenda ha origine giovedì scorso quando l’ischitano G.C. si presenta negli uffici di via delle Terme. L’uomo ha una società che si occupa di abbonamenti telefonici e ai poliziotti spiega di aver concesso un mandato di subagenzia ad una società partenopea la cui amministratrice è la signora A.A., classe 1987, che si avvale per la propria attività lavorativa della collaborazione del fratello, tale A.D.

I fatti partono dal giugno di quest’anno, quando proprio A.D. procacciava quattro abbonamenti che però non vanno a buon fine e per il quale dunque G.C. ritiene non debbano essere corrisposte provvigioni. Una divergenza di vedute, evidentemente, perché il napoletano crede invece che le stesse gli spettino. Si arriva così alle 14 del 3 settembre quando nell’ufficio dell’imprenditore ischitano arriva un sms dai contenuti raggelanti: “Se non mi dai i miei soldi delle provvigioni alle 16.00 vengo ad Ischia e ti taglio la testa”. G.C. ribadisce di non dovergli nulla ed ecco che alle 14.52 arriva l’sms davvero inquietante: “Compà, tu puoi chiamare chi vuoi, io non mi metto paura di nessuno, che sia ben chiaro. Io so benissimo di dove siete, siete del (omissis…) e se mi sono mosso è perché posso farlo. Quando arrivo ti avviso non prolungarti molto non arriverò tardi”. A quel punto l’uomo si fionda presso gli uffici della polizia e sporge denuncia, mettendo in condizione gli agenti di accertarsi praticamente in tempo reale della veridicità delle minacce.

A questo punto veniva presidiato il porto d’Ischia ed effettivamente alle 16 circa da un aliscafo sbarcava A.D., che veniva immediatamente fermato e condotto in commissariato. I tutori dell’ordine, per non dare nell’occhio, lo hanno atteso in abiti civili e lo hanno anche sottoposto a perquisizione domiciliare, che dava esito negativo. Ma l’arrivo ad Ischia testimoniava in maniera eloquente come il napoletano volesse realmente mettere in atto il suo piano, altrimenti non si sarebbe sobbarcato una traversata dal Molo Beverello. In commissariato, inoltre, veniva anche appurato che A.D. vanta svariati precedenti penali, tra cui rissa aggravata, minaccia e truffa. Ed è proprio con l’accusa di minaccia, prevista e punita dall’art. 612 del codice penale, che gli uomini guidati dal vicequestore Mannelli hanno denunciato il pregiudicato napoletano all’autorità giudiziaria competente. Il caso, dunque, finirà presumibilmente in un’aula da tribunale, anche perché la traccia lasciata con gli sms pare davvero indiscutibile e soprattutto indicativa delle intenzioni dell’uomo. Il quale, però, agli inquirenti ha ribadito ancora una volta di ritenere che quelle provvigioni gli siano dovute e dunque potrebbe a sua volta sporgere querela. Ma ovviamente resta il fatto che, per affermare un suo diritto, è andato decisamente troppo oltre…