AUTOCARRO INCENDIATO A ISCHIA, CONDANNATO ALBERTO DELLA GATTA

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Autocarro incendiato ad Ischia, condannato in secondo grado l’imprenditore Alberto Della Gatta: il 50enne ha incassato 2 anni di reclusione con pena sospesa. La quinta sezione d’Appello, presieduta dal giudice Loredana Acierno, oltre a ridurgli la pena (in primo grado aveva ottenuto 3 anni), gli ha revocato anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La Corte ha comunque obbligato l’imputato al pagamento delle spese legali sostenute dalla parte civile, rappresentata dall’avvocato Fabio Della Corte. La sentenza è frutto del concordato raggiunto tra Della Gatta, assistito dall’avvocato Mario Griffo, che si è detto disposto a risarcire il danno, e la Procura generale. I giudici partenopei hanno depositato le motivazioni del verdetto lo scorso marzo. Contro la sentenza, il legale del gricignanese ha presentato ricorso per Cassazione.

L’undici marzo del 2019, stando a quanto ricostruito dalla Procura di Napoli, in concorso con un altro imputato (giudicato separatamente), cosparse di liquido infiammabile la cabina di guida di un mezzo Iveco per poi incendiarla. Il veicolo era di proprietà della società ‘La Fontana Italpozzi’, con sede a Casal di Principe, rappresentata legalmente da Luigi Caterino, papà della consigliera comunale Lia, costituita parte civile al processo. L’autocarro si trovava in sosta presso il parcheggio comunale dell’isola sulla strada statale 270. Le fiamme colpirono anche un altro mezzo di proprietà della società Fiam con sede a Napoli e una parete di un prefabbricato usato come bagno di proprietà della Eavbus, poi fallita.

L’indagine che ha portato a processo Della Gatta è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Ischia. Dopo il raid incendiario, i militari interrogarono il titolare del veicolo dato alle fiamme. E l’imprenditore di Casal di Principe raccontò che circa due anni addietro aveva avuto un alterco con Della Gatta per motivi di concorrenza nel lavoro.

Ad incastrare il gricignanese, stando alla tesi degli inquirenti, hanno contribuito le telecamere di videosorveglianza. Le immagini di una ferramenta a Casamicciola acquisite dai carabinieri avevano ripreso Della Gatta alle 20 e 30. E “le fattezze e l’abbigliamento dell’imputato – hanno ripercorso si giudici – coincidevano con quelle del soggetto che ebbe ad effettuare rifornimento di benzina presso il distributore Esso”, di piazza Capitello, per poi raggiungere il parcheggio sulla statale, circostanza dimostrata, secondo i togati, dall’aggancio del telefonino di Della Gatta ad una delle celle situate nei pressi dell’area di sosta comunale dove era stato incendiato l’autocarro di Caterino. A valutare il caso ora sarà la Cassazione.