CASARI SEI ANNI DOPO ARRESTO E GOGNA MEDIATICA: GUARDO AL FUTURO

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TRATTO DA LA PRESSE

Sono passati esattamente sei anni. E’ il 30 marzo 2015 quando il volto storico della Cpl Roberto Casari viene arrestato per corruzione nell’ambito della inchiesta sugli appalti a Ischia restando recluso fino al 25 maggio. E il 3 luglio 2015 c’è un nuovo arresto, questa volta con l’accusa più grave: concorso in associazione camorristica.
Oggi la seconda accusa è stata completamente smontata con l’assoluzione passata in giudicato il 3 luglio 2020 dopo la rinuncia della Procura di ricorrere in Cassazione rispetto alla doppia assoluzione (in primo grado e in appello).
Per il processo legato alla presunta corruzione Casari è stato invece condannato in primo grado a 4 anni e 2 mesi, ma per la stessa vicenda il presunto corrotto, l’ex sindaco d’Ischia ed attuale eurodeputato del Pd, Giosi Ferrandino, è stato assolto anche in Appello e ora l’ex capo della Cpl attende le motivazioni di tale assoluzione in vista della sua udienza posticipata al 13 luglio. Una vicenda drammatica riassunta di recente in un volume edito da Pendragon ‘In mano alla giustizia: il caso Cpl Concordia’.

Casari, sono passati sei anni dall’arresto e in questo periodo si sono susseguite diverse assoluzioni. Ha ricevuto qualche telefonata dal mondo Coop al quale apparteneva?
‘Ho ricevuto tante chiamate da amici e conoscenti, ma nessuna dai vertici Coop. Penso a Legacoop che, attraverso il presidente Mauro Lusetti, non ha mai usato parole chiare non dico di scusa, ma di riabilitazione. Dopo aver pronunciato frasi durissime contro la mia dirigenza in Commissione antimafia nel 2015, nulla è stato detto davanti alle assoluzioni. Nessuna scusa nemmeno da quei 5 Stelle che fecero della Cpl un caso emblematico. Ricordo bene quando Di Maio nel 2015 invitò a fare luce sui rapporti tra le cooperative e i partiti in Campania, affermando che il caso Ischia era solo la punta dell’iceberg. Ma in fondo ringrazio anche coloro che mi hanno accusato, calunniato e scaricato, mi hanno permesso di capire meglio di che pasta erano e sono fatti’.

In questi anni ha maturato una interpretazione sulla genesi dell’intera vicenda?
‘Credo che la mia vicenda giudiziaria dimostri come l’ordinamento giuridico vada profondamente ripensato. Parliamo per paradossi e immaginiamo un incontro tra tre amici: un politico, un giornalista e un magistrato. Immaginiamo che queste tre persone decidano a tavolino di attaccare un imprenditore o una azienda o anche un partito. Ecco, io credo che con una strategia simile per chiunque la difesa diventerebbe complicata. Nel mio caso bastò che qualcuno non escludesse rapporti con la camorra per distruggere una società centenaria con 1800 dipendenti diretti e oltre 1000 indiretti e mai toccata da nessuna inchiesta, neppure nel periodo di Tangentopoli. Noi, in Cpl, eravamo tutti incensurati. Questa ormai però è storia. Ora guardo di nuovo al futuro con serenità, come ho sempre fatto’.

Giusto guardare al futuro, ma chi paga per l’odissea che lei ha dovuto subire?
‘Siamo in un Paese dove nessuno paga e dove è possibile infangare un manager sulle basi di dichiarazioni di sedicenti pentiti. Con tutto il rispetto per il lavoro dei giudici della Dda di Napoli, non riesco ancora a capacitarmi di come le parole di un parlamentare e componente della Commissione Antimafia, come Diana, potessero valere meno ed essere meno attendibili di quelle di un ex camorrista che si diceva pentito. Ho sempre agito con correttezza e onestà a prescindere dalle convenienze per questo avevo la coscienza pulita e, al termine del processo, mi è stato riconosciuto anche dai giudici. Purtroppo però queste precondizioni possono non bastare da sole a evitare di finire nel tritacarne mediatico e giudiziario. Il mio vecchio presidente Cpl Tanferri il carcere e le torture le subì davvero da comandante partigiano a opera dei fascisti e dei nazisti, i quali lo sottoposero al supplizio terribile della famosa “giostra” per tentare (inutilmente) di estorcergli i nomi dei suoi compagni partigiani. Egli mi ha più volte ripetuto che per essere assolti non è sufficiente essere innocenti, ma occorre avere un buon avvocato e soprattutto incontrare sul proprio cammino processuale un giudice che comprenda le ragioni della difesa’.

Al di là degli aspetti giudiziari, resta l’anomalia legata al suo ruolo ininterrotto di presidente per 40 anni della Cpl. Su questo esiste una questione di opportunità non rispettata?
‘Sarebbe come accusare Totti di avere sempre giocato con la Roma o Riva di non avere mai abbandonato il Cagliari. Io ho sempre lavorato in Cpl per una questione di legame per quella società, aspetti che andavano ben oltre il dato economico. Non chiedo omaggi o ringraziamenti, perchè è stata semplicemente una mia libera scelta, ma non vedo davvero quale sia la colpa che avrei commesso’.